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Enneagramma

L’enneagramma è un antico sistema di classificazione del carattere. È rappresentato graficamente da 9 punti collegati tra loro e inscritti in un cerchio. Ciascuno dei 9 punti identifica una tipologia caratteriale.
Ogni punto del diagramma rappresenta una funzione necessaria all’organismo per vivere e ciascuno di noi possiede contemporaneamente tutte queste 9 funzioni. Crescendo, nel complesso processo di adattamento all’ambiente, impariamo ad usare prevalentemente una di queste 9 funzioni, rendendola ipertrofica. Possiamo immaginare che ognuno sviluppi un carattere a partire da una predisposizione personale e da una carenza affettiva. 
Per sopravvivere una delle 9 funzioni “prende il potere”, interferendo con l’equilibrio dell’organismo.Tale equilibrio prevede che le funzioni si alternino continuamente a seconda della situazione e dell’emergere dei bisogni. Poiché possediamo tutte le caratteristiche è chiaro che nessun carattere ci apparirà completamente estraneo. Crescendo il carattere diventa sempre più rigido, come una corazza, permettendoci di utilizzare solo una piccola parte delle nostre potenzialità. 

La corazza ci protegge ma al tempo stesso ci limita, è come tenere l’armatura anche in tempo di pace: ci protegge ma impedisce sensibilità, morbidezza e piacere…Iniziare un percorso attraverso questo strumento conoscitivo permette di avere dei punti di riferimento per comprendere meglio noi stessi e gli altri, collocandoci in un sistema flessibile, senza “etichettamenti” rigidi. 

enneagramma

È una chiave di lettura, non è la verità (non l’unica possibile, almeno).In qualche modo il carattere non cambia mai, la “spinta nevrotica”continua ma la consapevolezza ne permette la gestione.Un po’ come le ossa del corpo, rimangono le stesse pur cambiando continuamente, è una struttura che diventa nevrotica quando perde dinamicità e capacità di cambiare. Con il tempo il carattere diventa un filtro percettivo attraverso il quale leggiamo tutta la realtà. Ci sono 9 caratteri ma i modi in cui possono esprimersi sono tanti quante sono le persone nel mondo, riconoscersi in un carattere è come sentire “l’aria di famiglia”: ogni membro di una famiglia è diverso da tutti gli altri membri della stessa famiglia, ma c’è qualcosa di familiare, come se suonassero musiche diverse seguendo la stessa tonalità di base. Forse per questo quando riconosciamo il nostro carattere ci sentiamo un po’ “a casa”.

Riconoscersi in un carattere richiede pazienza, coraggio, accettazione e rispetto dei propri limiti e debolezze.Conoscere questo sistema può portare a cambiamenti importanti nella vita e nella percezione di se stessi e degli altri ma è da considerare come una mappa: indica la direzione ma non fa strada al posto nostro! Non esiste un punto di arrivo, il cammino stesso è lo scopo del viaggio dentro di noi.Fissazioni, passioni e virtu’. Ogni carattere ha una fissazione tipica. La fissazione è una distorsione cognitiva, una serie di idee sbagliate sulla vita che scattano in modo automatico.

La passione è un bisogno nevrotico, una motivazione da carenza. La caratteristica principale è che è inesauribile e nasconde sempre qualcosa che manca.Per “divorziare” dal proprio carattere bisogna andare verso la virtù. Un primo livello è legato alla comprensione (basta capire per iniziare a cambiare) e alla consapevolezza dei propri meccanismi nevrotici. Un secondo livello è la pratica della virtù. Le virtù sono simmetriche alle passioni. Non è tanto facile la pratica della virtù, poiché l’ego ha una sua inerzia. È importante non confondere la guerra contro le passioni con una guerra contro l’istinto (es. il cristianesimo ci tiene alla guerra con il corpo) le virtù non sono incompatibili con l’istinto.

 

 

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